La rinascita
Sergio si recava al lavoro tutte le mattine con lo stesso autobus. Era molto stanco della vita da pendolare: unico aspetto che quasi esclusivamente, conferendogli un'aria stanca, pesava sull'età che dimostrava. Aveva i capelli bianchi e leggermente radi sullo scalpo; alcune mattine preferiva indossare gli occhiali scuri per nascondere le occhiaie, mentre proprio mai riusciva a nascondere ai suoi occhi quel tremore alla mano sinistra che lo affliggeva e lo faceva sentire tremendamente, inesorabilmente vecchio.
Nessuno avrebbe notato quel tremore, se solo avesse evitato di utilizzare in maniera preponderante la mano in questione: sembrava, al contrario, voler sottolineare la sua sofferenza, come un tentativo di sventolare bandiera bianca al cospetto della vita, accettando quella croce con rassegnata autocommiserazione.
Tuttavia, si rendeva assolutamente evidente una sola caratteristica che stonava con il suo atteggiamento altrimenti passivo: il portamento.
Chiunque avrebbe potuto notare Sergio tra mille persone. Alto, slanciato, abbigliamento casual che mai sminuiva la sua innata eleganza; la ventiquattrore sempre al seguito - utilizzata come bilanciere del suo corpo che andava curvandosi - e gli occhi spalancati e brillanti.
Gina lo aveva notato sin dalla prima volta che, una mattina, aveva messo piede su quello stesso autobus. Schiva, timida, non la si sentiva proferire parola con nessuno. Sedeva sempre allo stesso posto e si rimpiccioliva sul seggiolino troppo ampio per il suo corpo mingherlino; nascondeva gli occhi curiosi, contornati da leggere efelidi, sotto la capigliatura folta e rossiccia. Pur cercando di rendersi invisibile, aveva continuato a sbirciare quell'uomo distinto. Finché un giorno lo aveva guardato così insistentemente che Sergio, sentendo un silenzioso richiamo, aveva alzato lo sguardo, fissando gli occhi in quel verde sconfinato. Gina, come se non fosse padrona del suo corpo, aveva mantenuto il contatto oculare provocatorio e Sergio, evidentemente imbarazzato, aveva voltato il capo altrove.
Gina aveva provato una vergogna profonda, per esser stata così sfacciata con quell'uomo più grande di lei di almeno venticinque anni. Ma per Sergio quello sguardo aveva costituito una scintilla di vita.
Da quella volta, ogni mattina cercava il viso pallido di Gina, nella speranza di potervi perdersi. Non si sentiva più tanto vecchio. Chissà, magari un giorno avrebbe omaggiato quella rinascita con una inaspettata, profumata rosa rossa.
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