Un sogno lungo una vita



Le convinzioni contano molto nella vita.

Ricordo nitidamente tutti i dettagli del momento in cui qualcuno mi rivelò che Babbo Natale non esisteva.

Ricordo le circostanze: in classe, quando frequentavo la scuola elementare, durante la ricreazione. 

Ricordo la persona, il compagno che con convinzione, aria saccente ed un pizzico di sadismo pronunciò quelle parole: «Babbo Natale non esiste!” e voltò le spalle, con aria di superiorità, all’uditorio che protestava a quella forte dichiarazione.

Ricordo quello che provai: tanta rabbia. Come poteva sostenere una tale blasfemia? Come poteva diffondere con tanta leggerezza false verità, ostentando la sua superiorità di persona che sapeva?
Provai rabbia perché quel bambino già cresciuto stava contravvenendo, senza uno straccio di prova, a quanto invece mi era stato detto e dimostrato da persone per me ben più importanti (e perciò più attendibili), cioè i miei genitori ed i miei fratelli.

Provai rabbia perché nella mia mente continuavo a rivivere le immagini che dimostravano l’esatto contrario. Io nel salone, una luce accecante e poi i regali che compaiono come per magia dietro le tende. Io che spedisco la lettera in cui chiedo la macchina da scrivere a Courmayeur. Io che esco da casa della nonna per una commissione e al mio rientro trovo il mio bel pacco regalo sotto l’albero. Io che ascolto mia sorella che mi racconta aneddoti di prove schiaccianti circa l'esistenza di Babbo Natale.

Insomma, sarebbe stato troppo difficile modificare tutte queste immagini. Sarebbe stata una ferita profonda dover ammettere che la mia famiglia mi stava prendendo in giro.
Era più bello continuare a credere in Babbo Natale, almeno ancora per un po’. Avrei continuato a sognare del suo arrivo, dei pacchi che magicamente apparivano dietro le tende, di lui che inforcando gli occhialini decideva, valutando la mia condotta durante l’anno trascorso, se accontentare le mie richieste. Potevo continuare ad ascoltare i racconti di mia sorella, prendendoli per veri ed immedesimandomi in quelle atmosfere fiabesche.


Perché in fondo io volevo crederci. E non potevo permettere che una persona qualsiasi rovinasse tutto. 


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