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Visualizzazione dei post da febbraio, 2017

'Un dramma borghese' di Guido Morselli

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  [...] Ma ho disturbato tre o quattro signore precocemente impellicciate curve su una vetrinetta, annaspanti fra pile di bigné e di cannoni alla crema. Succhiano, inghiottono con eucaristica compunzione, a occhi socchiusi. Soffuse di una puerile felicità direi invidiabile, che si smentisce quando le vedo tornare ai tavolini rosse in faccia, chiudendo nei fazzoletti le bocche impiastricciate, ultimo riflesso di quella felicità, e m'accorgo che si sorvegliano a vicenda, che mi sogguardano in sospetto. Io assaporo un caffè doppio, delizioso, le osservo e capisco di essermi imbattuto in uno dei tanti 'complessi' di un popolo che si fa credere semplice, la coscienza peccaminosa delle voluttà dolciarie, tipica dei miei connazionali: mi guardo bene da attingere a mia volta nella vetrine dei bignè. Per un uomo, mangiare i dolci in pubblico significa, in Italia, confessione di poca serietà, e di almeno vacillante virilità. E' questa la ricca, ricercata, elaborata prosa ch

Il reato contro Nobel

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Se affermo che non mi piace Picasso, sto commettendo un reato? In altre parole, è punibile per legge chi non riesce ad apprezzare capolavori universalmente riconosciuti come tali ed i loro autori? Non me ne vogliate: Picasso è solo un esempio. La mia personale risposta alle domande, comunqu e, è: No. Ritengo che i gusti non poss a no essere giudicati come giusti o sbagliati, anche se la maggior parte del globo ha osannato all'unanimità un artista come il più grande di tutti i tempi. Credo che nel concetto di arte (sia nella produzione che nella ricezione) sia insi ta una componente di soggettività che fa in modo che ci innamoriamo di alcune opere più di quanto ci batta il cuore per altre, e per altre ancora proviamo indifferenza. E questo è vero per tutte le forme di arte, a mio modesto parere.  Con questi interrogativi introduco un breve commento ad un libro che ho acquistato qualche tempo fa alle bancarelle a prezzo mod ico (ne ho parlato in: Alla ricerca di gi

Traduzioni imperfette

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Da qualche tempo, ho un dubbio che mi passa per la testa e vorrei che qualcuno mi aiutasse a fugarlo. Se leggiamo un testo non scritt o da autori italiani, la traduzione che arriva alle nostre menti riproduce fedelmente la versione originale? Io credo di no. Quando impariamo una nuova lingua e ci cimentiamo a tradurre frasi e brani per esercizio, ci insegnano che è indispensabile dare un senso a quello che traduciamo. Operare una traduzione letterale, infatti, non sempre dà luogo a periodi armoniosi o del tutto corretti.  L'italiano è una lingua complessa, costituita da un vocabolario molto ampio, piena di perifrasi, di una gamma diversificata di parole che esprimono uno stesso concetto. D unq ue , se c'è un fondo di verità in quanto sopra esposto , quando leggiamo un romanzo non originariamente italiano e questo entra nelle nostre grazie, dobbiamo render merito all'abilità del traduttore? Mi piacerebbe tantissimo poter leggere i libri in lingua originale. Ch

Aurora

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All’alba di un nuovo giorno, il sole spunta timido, imponendo pian piano la sua maestosa luce ed un adorabile calore invernale. La frenesia della città dorme ancora; eppure, si sente un’insolita, tranquilla vitalità. Sarà l’aria frizzantina che proviene dal mare.  Cesare sta facendo jogging sul lungomare. Si ferma un momento ad ammirare quella meraviglia; continua a saltellare sul posto, respira ed espira, sincronizzando il movimento delle braccia; allunga la gamba, poggiando il tallone sul muretto, per stiracchiare i muscoli ormai svegli. Il suo sguardo si perde nelle onde lente: sembra malinconico. A suon di musica, il cuore batte con la stessa velocità con cui una domanda lo assilla: “Come posso lasciare questa città?”. Il mare gli regala la risposta. Cesare volta le spalle alla distesa luccicante, chiude gli occhi un istante per sentire meglio il tepore del primo sole: non ha più dubbi.  Un messaggio al suo amore: «Non ti lascerò mai». Foto di Alessandro Iermano www.ales

'Tsubaki & Hamaguri' di A. Shimazaki

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In alcuni post precedenti, ho commentato due libri nati dalla penna di scrittori del Sol Levante. La sensazione che mi è rimasta, se ripenso a quei romanzi, è in un caso di angoscia ( Il demone ), nell'altro di lussuria ( La chiave ). Leggere Tsubaki & Hamaguri , al contrario, ha indotto in me una sensazione di tranquillità, nonostante le vicende siano ambientate a Nagasaki poco prima e subito dopo la tragedia dell e bomb e atomic he . Quello rappresentato nelle pagine - mi è sembrato - è proprio il Giappone del la saggezza orientale, del raggiungimento di uno stato di serenità.  Come per gli altri romanz i, è presente , ancora una volta, un Giappone che nasconde delle vicende scomode, inaccettabili, da tenere accuratamente nascoste. L o sgancio della bomba sventra, fa esplodere , genera terrore e sofferenza, contestualmente alla scopertà della verità. In foto: Parco del Memoriale della Pace a Hiroshima. Il segno che mi hai lasciato... <<Come possi

Alla ricerca di gioielli

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Il fascino delle bancarelle: amici libri impolverati, un po’ sgualciti, a buon prezzo! Sono come finestre sul mondo dai vetri sporchi: basta aprirle per vederci chiaro, annusare la vita ed ascoltare i suoni di microcosmi vicini e lontani. Libro vuol dire Libero  

L'amore secondo Stoner

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Quand'era giovanissimo, Stoner pensava che l'amore fosse uno stato assoluto dell'essere a cui un uomo, se fortunato, poteva avere il privilegio di accedere. Durante la maturità, l'aveva invece liquidato come il paradiso di una falsa religione, da contemplare con scettica ironia, soave e navigato disprezzo, e vergognosa nostalgia. Arrivato alla mezza età, cominciava a capire che non era né un'illusione né uno stato di grazia: lo vedeva come una parte del divenire umano, una condizione inventata e modificata momento per momento, e giorno dopo giorno, dalla volontà, dall'intelligenza e dal cuore .   J. Williams, 'Stoner' Libro vuol dire Libero  

‘Io sono di legno’ di G. Carcasi

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Ho scelto questo libro perché l'autrice ha un nome quasi identico a quello di mia nipote.  Alle prime pagine, ho pensato che fosse stato un errore, che non avrei dovuto lasciarmi ingannare da questi stupidi segnali ai quali do sistematicamente retta. Uno stile linguistico che non mi andava affatto a genio: frasi brevissime, essenziali; legami logici pressoché inesistenti; sovente, un capoverso per ogni frase; voce narrante alla prima persona singolare (dettaglio previsto, questo, essendo il romanzo in forma di diario). Il tutto viene raccontato utilizzando esclusivamente il tempo verbale del presente, sia per vicende e pensieri di oggi che di ieri, di modo che, a chi legge, quest'ultima distinzione non risulti tutte le volte così immediata. Ancora, discorso diretto non sempre segnalato: dialoghi senza virgolette, separati soltanto mediante una virgola da un pensiero o dal racconto degli eventi.  Mi sembrava di leggere monologhi psicotici. Sono avvezza a stili linguis

Il regalo più bello

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Ogni occasione è quella giusta! 💗  

‘Il bambino segreto’ di Camilla Läckberg

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Per puro caso, ho incominciato a leggere questo giallo il 27 gennaio, Giornata della memoria. In quella stessa giornata, mi sono imbattuta in un passo , riportato su questo blog, in cui la protagonista descrive le sensazioni provate di fronte alla scoperta di una medaglia nazista, in un vecchio baule appartenuto a sua madre. Il romanzo si è rivelato proprio un continuo, accattivante dispiegarsi di capitoli che, alternandosi in maniera sistematica, ritraggono vicende ambientate nel presente intrecciate con fatti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, mettendo due generazioni a confronto. Fa da sfondo, in entrambi i casi, una cittadina costiera svedese, Fjällbacka (in foto). Tutti i personaggi trovano il loro posto in ciascun capitolo, con lunghi capoversi che ritraggono in maniera dinamica e mai statica le loro vite; si incontrano, si intrecciano nella piccola realtà del paesino e ruotano intorno ad un misterioso omicidio. Quest’ultimo si configurerà, pian piano