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Visualizzazione dei post da 2014

Restare insieme per i figli è davvero il male minore?

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È un'espressione piuttosto comune tra le coppie in crisi, su cui aleggia la possibilità della separazione: «Restiamo insieme soltanto per il bene dei nostri figli». È opinione diffusa, infatti, credere di poter preservare il benessere psicologico dei figli di un matrimonio in crisi, resistendo alla tentazione di porvi fine, attraverso la separazione, mettendo, cioè, un punto alla situazione che, di fatto, provoca il malessere dei genitori. Ma davvero il male minore per i pargoli è restare formalmente insieme? È innegabile che il divorzio abbia delle conseguenze angoscianti nei bambini, essendo un avvenimento che scatena un cambiamento radicale nella loro vita. Le conseguenze negative sembrerebbero più marcate nella media infanzia, piuttosto che nell'età prescolare o in adolescenza. Tuttavia, i bambini si abituano gradualmente, a questo come ad altri cambiamenti, nel giro di due o tre anni. Naturalmente ogni bambino è diverso dall'altro, per cui non esiste una reg

Stress e salute psico-fisica

Il nostro capo ci tiene sotto pressione e ci spunta quel fastidiosissimo herpes al labbro. Dobbiamo affrontare una prova importante ed arriva puntuale il raffreddore. Insomma, quando dovremmo essere in piena forza per poter fronteggiare un problema, ecco che ci sentiamo indeboliti. Esiste un motivo per cui ciò accade: è il legame esistente tra stress e difese immunitarie. In generale, i risultati della ricerca affermano che essere esposti a fonti di stress determina una risposta dell’organismo che è in grado di alterare la funzionalità del sistema immunitario. Questo vuol dire che lo stress provoca sia una depressione del sistema immunitario, con conseguente maggiore vulnerabilità allo sviluppo di infezioni, sia un’inibizione delle risposte infiammatorie e, quindi, maggiore difficoltà di guarigione in caso di lesioni. I primi studi in tal senso furono condotti sugli astronauti, rivelando un innalzamento del numero di cellule immunitarie, come se fosse in atto un’infezione da

Le signore del vento

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Le nuove signore delle distese paglierine abbracciano il vento e si lasciano travolgere. Affusolate, toccano il cielo con un dito. Salutano passanti distratti roteando le lunghe braccia.  Il loro silenzio ne attrae ipnoticamente l'attenzione. Sbucano dalla punta di una dolce collina tondeggiante o sovrastano imponenti altipiani aridi; spesso in compagnia, formano lunghe file di aghi volteggianti, come in un domino provocato dal vento. I loro corpi, sorretti da piedi ben piantati nel terreno, sono vibranti di energia. Gli occhi di bambina ne ammirano la leggiadra maestosità. Vi passano accanto, intimoriti ed incuriositi, osservando le signore con stupore ed entusiasmo. Si immedesimano in quei corpi dalle braccia spalancate e dai volti imperturbabili, fissi nel vento. E così vedono distese assolate che si perdono all'orizzonte, dolci colline macchiate di giallo e di verde; solchi acquosi di piccoli torrenti e oasi dove si abbeverano greggi compatte; v

Berta non filava

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Berta non filava affatto. Aveva filato solo quando, ancora fanciulla dalle dita morbidose e doppie, costringeva sua madre a portarla al "ristorante dei piccoli", quel luogo che ai suoi occhi appariva una dimensione a misura di bimbo, dove regnavano urla, giochi e creatività. Ecco, lì aveva imparato a filare, alla scuola materna. Ma il fuso era stato accantonato poco dopo, nell'umidità della cantina. Man mano che cresceva il suo corpo, si facevano strada nei suoi occhi vispi la curiosità, la voglia di guardarsi intorno, di scoprire il mondo, di avventurarsi per contrade mai viste, spinta dalla sola forza delle ginocchia sbucciate ed accompagnata dal suono dell'allegro campanello della bicicletta. Leggeri vestiti al vento, sottili sandali consumati dalle corse, pelle scurita dal sole e dalla polvere di terra arsa. Borsetta di cuoio a tracolla, e via. Da allora erano passati anni e Berta si era trasformata in una donna in carriera. Tailleur, capelli t

Nuda verità

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Chissà quale sarà la sua reazione di fronte alla mia nudità - pensavo costantemente. Quando mi spoglierò del trucco che mi copre la pelle, mi contorna gli occhi, mi colora le labbra, mi profuma la faccia. Quando la fragranza vaporizzata sul mio collo sarà svanita nell'aria, negli abbracci e nei contatti, nel sudore impercettibile e nei pori assetati. Quando i vestiti accuratamente scelti per valorizzare alcuni aspetti del corpo e mascherarne altri, saranno scivolati lungo i fianchi imperfetti e, carezzando le gambe lunghe, si saranno adagiati sul pavimento lucido. Chissà quale effetto gli farà la mia nudità interiore, quella impalpabile, quella invisibile, intoccabile, ma captabile.  Quella nudità regnante nel silenzio di sguardi tra due persone sole, che ora non possono più nascondersi. Non possono più celarsi alla luce abbagliante dei raggi del sole; non possono più modificarsi tra il rumore della gente; non possono più mimetizzarsi tra le risa degli amici.

'Nessuno si salva da solo' di Margaret Mazzantini

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Sapevo dentro di me che un libro che ci attrae tra tanti sullo scaffale di una libreria lo fa per un motivo ben preciso. È come se su di esso si accendesse una luce magnetica che lo rende libro tra una serie di parallelepipedi accuratamente impilati.  Tutto il resto è buio e quella luce diventa più forte quando apriamo la copertina e leggiamo la trama.  In quel momento, diventiamo consapevoli del fatto che il libro ha scelto proprio noi, in mezzo ai corpi occhialuti e stralunati che popolano gli scaffali, e non viceversa. Questo romanzo è stato come una lampadina accesa su un pensiero ancora inconsapevole, che covava già da tempo nella mia mente. I libri che leggiamo ci piacciono solo se li leggiamo nel momento giusto. Perché riconosciamo alcuni luoghi descritti; perché la trama ci evoca qualcosa di familiare; perché gli stati d'animo riportati hanno popolato la nostra emotività; perché le vicende sono nostre o semplicemente perché diventiamo noi i protagonisti della st

Perle e rossetto

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Esco dalla scena tra applausi composti, melodici e sincronizzati; mi rifugio nel camerino angusto ed accogliente. Vengo assalita dal mio stesso profumo, da una rilassante luce soffusa, da un caloroso disordine.  Metto via la parrucca bionda e con le punte dei piedi stacco le scomodissime scarpe dai talloni, una alla volta, lanciandole alla rinfusa. Mi siedo alla grande specchiera e accendo lampadine accecanti, pronta ad afferrare il latte detergente, il quale profumato sgorga dal flacone e si schianta contro un morbido disco di spugna.  Tolgo via la maschera di trucco che copre gli occhi, le sopracciglia, le gote, le labbra. Sono ricordi nitidi di una gioventù rincorsa, quando ero una stella fulgida, brillante; quando ero circondata da persone che mi seguivano come i girasoli si rivolgono al sole; quando di fronte a me si stagliavano migliaia di volti indistinguibili nella penombra del teatro, che seguivano ogni mossa ed ogni parola con la bocca aperta da cui trapela