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Visualizzazione dei post da 2013

Progettare: come e perché?

L’esperienza di una volontaria in servizio civile Una volontaria in servizio civile racconta da spettatrice la stesura dei progetti per il servizio civile da presentare per un nuovo anno. Un nuovo anno da trascorrere con giovani dai 18 ai 28 anni all’insegna della solidarietà e della cooperazione. Un alveare in piena attività per la produzione del miele. Questa è l’immagine che mi sovviene quando ripenso alla stesura dei progetti per il servizio civile da parte dell’Agenzia Agorà, accreditata alla 1a Classe dell’Albo Nazionale degli Enti di Servizio Civile – Codice: NZ04591, con sede operativa in Avellino e Campobasso, a cui ho assistito in prima persona come volontaria in servizio civile. L’osservazione di questo processo ha favorito in me la presa di coscienza di tutto il lavoro che esiste dietro l’elaborazione di ogni singolo progetto, che, se approvato, sfocia secondo un percorso naturale nella pubblicazione di un bando per la selezione di volontari in servizio civile da impiega

'La piccola dea della fertilità' di Paul Mesa

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Aprendo le pagine si sente il profumo del caffè.  Di quel caffè di cui Maria, madre della piccola Bica (sostantivo portoghese per designare un caffè ristretto), detiene gelosamente la ricetta originale, e che il cuoco del piccolo Schosshotel è ossessivamente e costantemente impegnato a scoprire, per tentativi ed errori. Le vicende di Bica si snodano all'interno e nei dintorni del piccolo, caldo hotel di una città senza nome, tra stanze, personale, clienti e misteri. C'è del non detto tra Maria e Bica e questo non detto influenza l'intero romanzo, dal passato al presente. La città è senza nome perché poco importa la collocazione spaziale dell'esosistema che circonda il microsistema dell'hotel, rifugio e punto di approdo della coppia dopo un continuo fuggire lungo l'Europa.  Germania, Francia e Portogallo si mescolano nelle parole, nei pensieri e negli scenari, ma è sempre Lisbona a ricorrere nei ricordi delle due donne. L'inizio del rom

'Il giardino degli oleandri' di Rosa Ventrella

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E' il Meridione che pervade maestoso le vicende di una donna che non perderà mai gli occhi di bambina.  Un Meridione di salsedine, sole, aromi, profumi, magie. Scene immobili di altri tempi, eppure ancora così attuali in certi angoli remoti d'Italia, fanno da sfondo a pomeriggi assolati di donne dedite alla casa, loro spazio personale ed inattaccabile, e contemporaneamente attrici delle stradine di un paese dalle dimensioni e dalla dinamiche di una grande famiglia. Popola il romanzo uno sfondo di figure caratteristiche. Le comari si incontrano regolarmente, discorrendo su sedie di paglia intrecciata di un mondo femminile fatto di famiglia, pettegolezzi, segreti, farine ed elisir di benessere.  I pescatori abitano corpi scalfiti dal sole, con rughe profonde e occhi piccoli che si difendono da raggi di luce e calore. Le viuzze strette sono abitate da banchi di frutta, urla di piccoli commercianti, occhi che scrutano per diffondere dicerie.  Gli anziani oziano sul

Sguardi

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Era seduto nella penombra del solito bar a sorseggiare il suo bicchiere, ricoperto di condensa e colmo di ghiaccio. Adagiato nella sedia di metallo, Buddy tirava su dalla cannuccia con un'espressione indecifrabile, che gli apparteneva da tempo. Manteneva un equilibrio dinamico, mentale e fisico, accavallando lunghe gambe muscolose; la destra, che continuava per qualche minuto ad oscillare, sulla sinistra. La schiena aderente allo schienale troppo inclinato gli conferiva l'aria di un pensatore greco sopraffatto da parole vaganti. Un braccio seguiva l'andamento del bracciolo terminando in dita lunghe, leggermente penzolanti; l'altro, piegato, porgeva sorsi di riflessione alla bocca assetata di risposte.  A tratti Buddy tendeva le labbra umide di rosso scuro, schiudendole leggermente, per sorrisi di circostanza. Senza muovere la testa, si guardava intorno, roteava discretamente gli occhi ben aperti, tra le risate degli amici, disposti intorno ad un grande tavolino,

TIC-TAC

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Guardo fuori dal finestrino. Il paesaggio scorre veloce sotto i miei occhi scrutatori assetati di emozioni visive. Il sole si nasconde dietro le nuvole e ogni tanto fa capolino, regalando alla terra qualche raggio dorato che finisce dritto dritto sulle colline ancora verdi. Cullata dai vagoni oscillanti, mi guardo intorno immaginando i pensieri delle persone sedute intorno a me. Sono capitata in una carrozza di accaniti lettori, e la cosa mi rilassa e mi ispira. Qualcuno ogni tanto alza gli occhi dal libro per sostituire alla simmetria ed alla costanza delle righe di inchiostro nero i contorni sfumati dei nuvoloni minacciosi carichi di pioggia. Qualcuno alza gli occhi e mi guarda fisso, cercando di leggere, probabilmente, i miei pensieri. Le espressioni dei viaggiatori sono tristemente omologate: guardando continuamente l'orologio, le loro sagome tentano di sopprimere quella sensazione di noia che li assale; sembrano voler spingere in avanti le lancette dell'oro

'E pummarole

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Il lungo mese di agosto si presenta ogni anno così. I giorni sono scanditi in funzione del dì di festa. Non il Ferragosto, non la partenza per il mare. Il giorno in cui si preparano le conserve di pomodori. Famiglie intere si riuniscono per una giornata di intensa produzione, mentre si scambiano, festose, chiacchiere sollecite ed aneddoti tramandati di generazione in generazione. Si sentono voci stridule che dirigono semplici e complesse operazioni; si disperdono nell'aria tintinnii di movimenti celeri e trasparenti nei vetri maneggiati. Rossi frutti succosi, maturati nei campi assolati, pieni di densa polpa e piccolissimi semini gialli, percorrono il loro cammino in colorate casse di plastica, impilate una sull'altra, su lunghi tir stracolmi che transitano indisturbati lungo le nostre strade. Chili di pomodori giungono nei locali di preparazione nelle stesse cassette, maturi, odorosi, turgidi e polverosi, nella loro forma leggermente allungata e con verdi ciuffi sul

Mes-saggi

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La tranquillità nostalgica del mare d'autunno; il lungomare deserto all'imbrunire, malinconicamente abbandonato agli schizzi odorosi di salsedine che giungevano inevitabili alle sferzate di ogni onda contro gli scogli. Cielo e mare si fondevano in tutte le sfumature del grigio: dalle nubi gonfie d'acqua che riflettevano, irregolarmente tondeggianti, la fioca luce di un tramonto stanco, alla distesa ondulata del mare infervorato che si perdeva all'orizzonte, mostrando qua e là linee biancastre di spuma increspata. Gli occhi cerulei di Charline riflettevano quel miscuglio di luce e acqua, adottandone le venature e fondendosi con esso. Luccicavano a contatto con il vento, riempendosi di lacrime abbondanti che in certi attimi non riuscivano ad essere contenute dalle palpebre e scorrevano veloci, solcando le gote arrossate. Gli schizzi invisibili di acqua salata ed i rigagnoli indelebili prodotti dai suoi occhi si incontravano con ciocche dei suoi capelli scuri abba

Rotolando verso me

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Non c'è meraviglia più grande che aprire gli occhi al mattino e vedere il tuo dolce viso.  È come essere accarezzati da un tiepido raggio di sole, come avere il buongiorno da una farfalla che delicata mi sfiora la pelle con le ali, come aprire le narici al profumo di un fresco fiore selvatico. Mi sveglio e ti guardo, piccola come sei, con le lunghe linee degli occhi chiusi, il nasino perfetto e la bocca di fragola; i ricci ribelli che si espandono sul cuscino, in un'aura dorata che ti incornicia il visino dalla forma e dal profumo di mela; la fronte spaziosa che immagino nasconda sogni di bimba, fatti di fate e streghe, mare e sabbia, pesciolini e tartarughe, ritornelli e ritmi. Un pancino rotondo, le braccia morbide, le gambe lunghe e distese, le manine ed i piedini da baciare e mordicchiare. Dormi beata nell'amore delle persone che ti adorano. E quando spalanchi gli occhi, un mare cristallino mi inonda.  Mi guardi, già sorridente, scrutando il mi

Pink

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Amo le donne. Amo i loro lunghi colli affusolati che d'estate si scoprono dai vestiti e dai capelli e spargono un odore di freschezza. Potrei impazzire quando osservo il modo in cui, con estrema nonchalance, legano le soffici chiome fluenti in nodi perfetti quanto improvvisati, che lasciano cadere distrattamente qualche ciocca sulle spalle o sul viso. Con delicatezza scostano piccoli ciuffi ribelli dagli occhi e li raccolgono con maestose piroette delle mani dietro le orecchie. Amo i loro occhi scrutatori e pensierosi, che sorridono ammalianti all'incrocio con un estraneo. Le labbra polpose, rosee e attraenti, che si schiudono dolcemente poco prima di emettere i suoni profumati delle loro corde vocali. Posso sentire il fruscio della lingua che le bagna di saliva quando parlano troppo. Le morbide mani curate accarezzano il mondo, l'aria e la luna. Gli ampi ventri accoglienti sono il ricettacolo di pensieri, emozioni e sentimenti. Li sentono dentro, pensieri

Toli-Toli

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Dedicato a chi... Si sveglia al mattino con un sorriso candido ed imperturbabile; a chi apre gli occhi e sta già in moto per una nuova giornata, vigile e scattante per non perdere neppure un attimo di vita. A chi accoglie ogni risveglio con le braccia aperte, la curiosità di scoprire, la voglia di correre ed il desiderio di cantare. A chi un nuovo giorno è diverso dal precedente, perché vede aspetti della realtà sempre nuovi e si predispone a cogliere con il giusto entusiasmo la bellezza e l'unicità di ogni petalo di mille fiori della stessa specie eppure vari. A chi la creatività è talmente incontenibile che sprizza dalla testolina ed esplode anche nella indomabilità della soffice chioma. A chi la sete di conoscere si manifesta nell'analisi delle componenti più piccole della realtà, perché ciascuna monade ha una vita a sé ed è un micro-cosmo nel grande ed unico cosmo di sintesi. A chi così presto ha saputo riconoscere l'ironia e farla propria,

La luna e Layla

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Layla aveva lo sguardo di chi la sa lunga. Due occhi neri profondi, dal taglio orientale, sottolineati da sopracciglia perfette che ne seguivano il contorno allungandosi verso le tempie; ciglia lunghissime che si aprivano come ventagli di Siviglia e sbattevano delicatamente con le palpebre in sinergia con ogni parola che proferiva, quasi a voler rimarcare il ritmo dei suoi discorsi.  La pelle doppia e scura, liscia e profumata, era un involucro perfetto per contenere i segreti della sua anima; celava gelosa i tumulti che scorrevano nelle vene pulsanti delle più disparate emozioni. I capelli erano l'unico segnale evidente della sua vivace irrequietezza: cambiavano colore e taglio ogni volta che cambiava il vento. Ed ultimamente il ciuffo che ribelle le copriva l'occhio sinistro le conferiva un'aria di insicurezza che proprio non le si addiceva. Occhio sinistro come sinistri erano alcuni dei suoi pensieri.  Li nascondeva bene riempiendo ogni attimo del tempo – dimensio

Calore d'infanzia

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Ricordo sensazioni olfattive di fumo di stufa miste all’acquolina di bambina stimolata dal profumo di cene caserecce.  Ricordo la casetta di mia nonna. Un piccolo nido familiare capace di mescolare entusiasmi incontenibili di bambini ubriachi negli echi di risate domestiche.  Quella casetta nascondeva in ogni suo angolo, sotto i letti, nei cassetti della biancheria, nelle dispense, sotto il tavolo, innumerevoli storie di tradizioni popolari, che all’occorrenza venivano rievocate e raccontate a noi bambini nelle serene riunioni di famiglia.  È nitida nella mia mente l’immagine della nonna che con convinzione e decisione prendeva la scopa dal ripostiglio per accomodarla davanti alla porta ogni notte di Natale, prima di spegnere le luci ed invitare tutti ad andare a letto.  «Durante la notte di Natale, si muovono nel buio strane creature, figlie delle tenebre che escono allo scoperto solo in certi giorni dell’anno. Sono creature femminili, eteree, dagli occhi infossati e dai

Punti di vista

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«Davvero credi che sia tu ad essere sbagliata?». Annette rimase un minuto in silenzio; roteava lo sguardo nel vuoto allo stesso modo in cui roteava il contenuto della tazza in cerca di una risposta. Anzi, ce l’aveva la risposta, ma sperava che dalla sua bocca sarebbe uscita una verità comoda piuttosto che la verità di cui era convinta. «Vedi, George, è che io sono abituata a mettermi in discussione, sempre. Tu la chiami insicurezza; per me è solo mettersi costantemente in gioco; non riesco ad essere immune al punto di vista altrui, ho bisogno di considerarlo per avere una comprensione più reale delle cose». Intanto tamburellava con le dita sul tavolo e agitava smaniosamente, con un ritmo forsennato e sistematico, la gamba destra. «Ancora una volta, ci stiamo riferendo allo stesso concetto dandogli un nome diverso. Quello che tu chiami essere aperta a considerare il punto di vista degli altri, per me è volere a tutti i costi ricevere la loro approvazione – aggiunse George

Occhi di gatta

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Mi guardi con gli occhi penetranti, ti adagi paziente accanto a me in attesa di sentire il calore di una carezza, l’attenzione di un’occhiata fugace, la tenerezza di una parola, la protezione di un gesto rivolto a te. Resti ore immobile a fissarmi, attraversi con lo sguardo il mio muro di silenzi, adattando quel corpo agile e snello a qualsiasi spazio in grado di sostenere la tua eloquente eleganza. Vorrei saper leggere al di là delle parole che non sai pronunciare, per chiederti quello che io non riesco a cogliere e che tu non osi domandarmi. Invece resta il mistero delle fusa vibranti che mi penetrano dentro attraverso la pelle, e sono sufficienti ad alimentare un legame che non necessita di ulteriori comunicazioni.

Parla un'automobilina...

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Parla un’automobilina… https://www.facebook.com/Incantesimi Ho due occhi che mi fanno vedere il mondo anche quando sono spenti, ma con la notte brillano ed illuminano la strada che percorro. Le mie ruote mi fanno scorrazzare di qua e di là con la massima agilità. Mi sposto facilmente senza avere paura delle distanze, perché posso tornare indietro quando voglio e quasi mai mi sento stanca. Anzi, adoro viaggiare ed osservare i paesaggi che cambiano colori, odori e forme man mano che corro. Posso camminare per il puro gusto di vagare oppure avere una meta prefissata, che immagino di calpestare con sempre maggiore nitidezza man mano che diventa più vicina. I miei finestrini aperti fanno passare il vento che mi accarezza la tappezzeria ed invade i miei tessuti con quel sapore di libertà di cui vado alla ricerca ogni volta che mi metto in moto. Ma la cosa che adoro di più è essere guidata. Quando un uomo si siede dentro di me, sui miei sedili, provo un senso di completezza

‘Perché essere felice quando puoi essere normale?’ di Jeanette Winterson

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È pura curiosità quella destata dal titolo insolito, il quale sembra rispecchiare un malessere diffuso nel genere umano. La normalità dettata dai canoni del quieto vivere, dagli stereotipi della vita regolare, dai dettami di norme implicite e condivise. E la felicità che, si pensa, potrebbe derivare dall’inusuale, dall’insolito, dal non convenzionale. Insomma, dai vissuti forti che generano emozioni, e che ci fanno sentire vivi, che producono flessioni di quella linea dritta che spesso rappresenta le nostre vite, intrise di una quotidianità piatta. Piattezza. E’ questo forse l’aggettivo che meglio caratterizza il romanzo, un romanzo che in realtà è una storia di vita. La piattezza dello stile. Frasi brevi, spezzettate, enunciati che portano da uno stato all’altro, da un luogo all’altro, da un tempo ad un altro, dove il re indiscusso della variegata punteggiatura disponibile per la lingua scritta è proprio il punto. La piattezza dei vissuti espressi. Un costante senso di vuoto

'La figlia della fortuna' di Isabel Allende

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L’atmosfera magica di un Sud America ottocentesco avvolge il lettore in dolci note fruttate. Preservando le dovute differenze, per le atmosfere, la ricchezza di personaggi ed alcune ambientazioni sembra di rivivere certe pagine di Cent’anni di solitudine . Tuttavia, è evidente il tocco di penna femminile nell’evocazione di sopraffini sensazioni, nella delicatezza dei punti di vista e nella descrizione anche delle scene più cruente. Così femminile è anche l’accurata descrizione di vicende e sentimenti intrisi di una passionalità tutta rosa, fatta anche di tratti onirici seppur nella carnalità di un istante, di idealizzazione esponenziale dell’oggetto della passione, di sensualità dolce. Personaggi fuggiaschi, ognuno in cerca di qualcosa, si intrecciano lungo cammini interiori e percorsi reali, tracciando rotte inesplorate che si estendono a tutto tondo, in lungo e in largo, su un globo che ha tutto il sapore dell’attualissimo qui ed ora. Il giro intorno al mondo è dinamico nel