Sguardi


Era seduto nella penombra del solito bar a sorseggiare il suo bicchiere, ricoperto di condensa e colmo di ghiaccio. Adagiato nella sedia di metallo, Buddy tirava su dalla cannuccia con un'espressione indecifrabile, che gli apparteneva da tempo. Manteneva un equilibrio dinamico, mentale e fisico, accavallando lunghe gambe muscolose; la destra, che continuava per qualche minuto ad oscillare, sulla sinistra. La schiena aderente allo schienale troppo inclinato gli conferiva l'aria di un pensatore greco sopraffatto da parole vaganti. Un braccio seguiva l'andamento del bracciolo terminando in dita lunghe, leggermente penzolanti; l'altro, piegato, porgeva sorsi di riflessione alla bocca assetata di risposte. 
A tratti Buddy tendeva le labbra umide di rosso scuro, schiudendole leggermente, per sorrisi di circostanza. Senza muovere la testa, si guardava intorno, roteava discretamente gli occhi ben aperti, tra le risate degli amici, disposti intorno ad un grande tavolino, le quali poco lo distoglievano dalla sua abituale attività di osservatore attento.

Holly lo aveva sempre notato. 
A volte finiva per caso in quello stesso bar; si fermava frettolosamente per concedersi la calma di un caffè rigenerante, dimenticandosi, in quei brevi istanti, dei ritmi affannati della sua vita impegnatissima. 
Afferrava la maniglia grigio chiaro, che contrastava con lo smalto scuro delle sue unghie, ed entrava spingendo con decisione la porta di vetro pesante. La precedeva e la accompagnava un pesante vortice di incombenze temporali, rispecchiate nelle cartelle e nei fogli sgualciti che trasportava e proteggeva gelosamente, spingendole verso il suo corpo, sotto il braccio sottile. 
Si avvicinava al bancone e, alla richiesta di un espresso, allungava automaticamente la mano in cerca di una bustina di zucchero. La prelevava dal capiente contenitore bianco e la agitava con movimenti ondulatori, reggendo la punta di carta sottile tra il pollice e l'indice, finché non percepiva il tintinnio della tazza sul piattino. Versava il contenuto della bustina nel profumato liquido scuro che con voracità inghiottiva i granelli candidi e, sollevando il cucchiaino, lo immergeva nella tazza. Si incantava a guardare la sua mano che roteava nell'intento di addolcire il sapore forte e a sentire il suono acuto del metallo contro la ceramica. Solo quando il caffè si era quasi freddato, portava la tazzina alla bocca. Al contempo, in quell'istante, si sentiva sfiorare.

Allora si guardava intorno e, nascosto in un angolo del bar, vedeva Buddy, assorto nella lettura di un quotidiano. Quell'uomo era talmente in sintonia con l'ambiente che, se non fosse stato per il suo corpo alto ed i movimenti lenti, la sensazione di Holly di scorgerlo nel suo campo visivo non sarebbe diventata una percezione concreta.
Holly credeva che quell'uomo nascondesse una grande mistero. Lo aveva sempre visto con la stessa identica inamovibile espressione facciale. Seriosa, fissa, scrutatrice. 
Prima di pagare il caffè e correre via, avvertiva un inarrestabile moto di curiosità che spingeva affinché si avvicinasse a lui. Ogni volta, Holly fantasticava immaginando la scena: senza proferire una parola, gli si sarebbe piazzata di fronte e, guardandolo fisso negli occhi, ipnotizzandolo e senza permettergli di muoversi, gli avrebbe letto il pensiero.

Quella sera Holly era tornata al bar della tranquillità per qualche chiacchiera con un'amica. Quella sera Buddy era lì.
Quando si alzò per andare via, Holly lo sfiorò con lo sguardo.
In quel momento, e solo in quel momento, Buddy era sorprendentemente partecipe alle risate del cerchio di amici, stretti intorno al tavolo. Stava sorridendo.

Holly si incantò ad osservare come i lineamenti del viso di Buddy si fossero magicamente addolciti e l'espressione del volto avesse subito un cambiamento radicale. Un sorriso contagioso si era impossessato dell'ovale stretto e mostrava grandi, imperfetti denti bianchi. Gli angoli della bocca premevano contro le guance che si erano sollevate, gonfiandosi, e gli occhi sempre ben aperti si erano socchiusi formando due lune sottili, la cui bellezza era accentuata da un ventaglio leggero di rughe di espressione agli angoli esterni.

Nell'istante in cui Holly gli passò davanti, Buddy sollevò lo sguardo, mostrandosi senza maschera e puntando le pupille dilatate e le iridi brillanti negli occhi di lei. Come nella scena di un film al rallentatore, Holly ricambiò quello sguardo, spargendo nell'aria, al suo passaggio, scintille di radiosità.


Avrebbe voluto che Buddy si accorgesse di ciò a cui stava pensando: che il mondo di quell'uomo era molto più vasto e variegato di quanto lei credesse. E che avrebbe fatto di tutto per esplorarlo.

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