'La piccola dea della fertilità' di Paul Mesa
Aprendo le pagine si
sente il profumo del caffè.
Di quel caffè di cui Maria, madre della
piccola Bica (sostantivo portoghese per designare un caffè
ristretto), detiene gelosamente la ricetta originale, e che il cuoco
del piccolo Schosshotel è ossessivamente e costantemente impegnato a
scoprire, per tentativi ed errori.
Le vicende di Bica
si snodano all'interno e nei dintorni del piccolo, caldo hotel di una
città senza nome, tra stanze, personale, clienti e misteri.
C'è del non detto
tra Maria e Bica e questo non detto influenza l'intero romanzo, dal
passato al presente. La città è senza nome perché poco importa la
collocazione spaziale dell'esosistema che circonda il microsistema
dell'hotel, rifugio e punto di approdo della coppia dopo un continuo
fuggire lungo l'Europa.
Germania, Francia e Portogallo si mescolano
nelle parole, nei pensieri e negli scenari, ma è sempre Lisbona a
ricorrere nei ricordi delle due donne.
L'inizio del romanzo
ha il sapore di un giallo: al mistero centrale, la cocoma,
si intrecciano altre situazioni in sospeso, vicende irrisolte del
passato o del presente, che incuriosiscono il lettore.
D'altra parte,
molto della storia è pressoché surreale, eppure così vivida e
naturale nella sua mistica ma realistica assurdità. Vero e reale è
invece il dolore che in certi passaggi si può toccare con mano, ma
mai è tragico; piuttosto, appare sempre supportato da un'alea
onirica ed una punta leggermente comica.
Anche
l'articolazione dei capitoli è insolita, data dall'alternarsi delle
vicende attuali con le pagine emotivamente cariche della storia di
vita della protagonista, che lei stessa racconta.
Ciascun
personaggio entra in scena con un biglietto da visita: nome, statura
e bevanda preferita.
Perché Bica è un un metro e quarantanove di azioni e pensieri buffi,
intrisi di una sensibilità unica e senza precedenti. Perché Bica è
il nome di una bevanda, un concentrato di aroma intenso, deciso,
avvolgente.
Il segno che mi hai lasciato...
La ripetizione
logora l'amore, perché l'amore è una forza che onora le 'prime
volte'. Eppure la vita comincia quando cominciano le ripetizioni:
quando vedi il sole sorgere la seconda volta, quando vai a scuola per
il terzo giorno di seguito. La vita inizia quando l'amore finisce, e
l'una esclude l'altro come il giorno con la notte.
In una parola:
Sognante
Commenti