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'La vita sessuale della donna brutta' di C. Tajes

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Avanti, siamo sinceri: a chi piace immaginare la vita sessuale di una donna brutta ? Cercavo un modo per ricominciare a leggere, dopo aver acquistato decine di libri ed averne aperti e subito dopo chiusi altrettanti. Cercavo anche un modo per sopravvivere al grigiore dell'autunno, semplicemente aggrappandomi ad una motivazione che, nelle ore di riposo, mi tenesse incollata al divano, sotto una coperta calda, con il gatto raggomitolato sulle mie gambe ed un tè caldo tra le mani. Ed ecco che mi è balzato agli occhi, tra le copertine a poco prezzo buttate alla rinfusa nel cesto della mia bancarella preferita, questo titolo accattivante, che prometteva pagine interessanti.  Le pagine sono state completamente all'altezza delle aspettative.  La donna racconta delle proprie, inaspettatamente numerose, esperienze con l'altro sesso, presentandole come uno studio condotto in prima persona per poterne poi trarre delle conclusioni. Mi ha fatto procedere tra le pagine a col...

'C'è sempre tempo per svegliarsi' di R. Simeoni

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Un danza tra Napoli e Il Cairo ci fa assaporare un mix perfetto di culture ed identià. La recensione su Terre di Campania

'Nel giardino dell'orco' di L. Slimani

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Ho visto la copertina e mi è sembrato un romanzo erotico.  Ho letto la trama e mi è sembrato un romanzo erotico. Mi sono immersa nelle prime pagine e mi è sembrato un romanzo erotico. Un incipit diretto, crudo, che non lascia spazio all'immaginazione. Tuttavia, lo stile narrativo è da subito apparso agli antipodi di tale genere letterario: frasi brevissime, spezzettate, spesso senza verbo. Troppo aride per un erotico. Un abuso della parola "sesso" per riferirsi ai genitali.  Tempo verbale al presente, come qualcosa che si ripropone, si ripete, rivive, allo stesso modo in cui si ripresenta il comportamento compulsivo della protagonista. Alcuni aspetti della storia mi hanno davvero irritato: il modo in cui Adèle si rapporta al marito, come se non esistesse; il modo in cui il marito sembra completamente cieco alla realtà parallela che non vuole vedere; il modo in cui Adèle tratta il suo corpo, portandolo all'estremo, provandolo, torturandolo , annientando qua...

'Sono contrario alle emozioni' di Diego De Silva

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Quasi quasi ci prendo gusto ad accettare i libri in prestito. Come per  Non è la fine del mondo , anche l'avvicinamento al geniale De Silva mi è stato caldamente suggerito, enfatizzato da un vivido entusiasmo. Il volumetto è giunto a me dopo una distensiva chiacchierata di confronto su libri letti e da leggere. Quanto può rendermi felice una tale conversazione? Impossibile quantificare. Avevo già in libreria "Non avevo capito niente ", ma qualche anno fa i monologhi dell' avvocato Vincenzo Malinconico , a dire il vero, un po' mi annoiavano. Blasfemia? Sicuramente quelli di De Silva costituiscono una tipologia di romanzo molto diversa da ciò che leggo di solito (narrazioni classicamente intese, seppur con le varianti del caso). Piccoli capitoli con titoli assai evocativi si suss eguono, presentando un'alternanza di monologhi, lotte conversazionali con se stesso, dialoghi con lo strizzacervelli e brevi accenni a vicende relative alla sfera re...

'Una piccola storia ignobile' di Alessandro Perissinotto

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Mi piace l'affiancamento dei ruoli psicologa - detective . Una coppia di ruoli che non sarà piaciuta altrettanto alla protagonista del romanzo, la quale accetta un incarico, ricondotto alle sue competenze in maniera molto forzata, per soldi. Sì, per soldi; non per la brama d i denaro, bensì per poter degnamente vivere. Un a psicolog a , quindi, che viene raffigurata in maniera abbastanza diversa da come è percepita dal senso comune: n on è una professionista che aiuta la gente perché affett a dalla sindrome della crocerossina, ma svolge un lavoro che come tale merita retribuzione; un a psicolog a che, contrariamente a quanto in maniera dilagante si pensi, non legge il pensiero della gente e non interpreta i sogni di pazienti sdraiati sui lettini; un a psicolog a che, come tutti gli umani, affianca alla lucidità ed alla razionalità un turbinio di emozioni, paure e sofferenze; un a psicolog a che può avere problemi nella vita e non essere necessariamente in grado d...

Pagine e parole

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Passai quei giorni che precedettero l'inizio delle lezioni senza uscire quasi mai dalla mia stanza. Cercavo di leggere, ma le parole volavano via dalle pagine. Le ore se ne andavano guardando dalla finestra la villa di Germàn e Marina in lontananza. Carlos Ruiz Zafón, 'Marina'

'Nemico, amico, amante...' di Alice Munro

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Cominciamo con una breve premessa: le frasi che contengono i puntini sospensivi non mi fanno impazzire. Quanto potrebbe, di conseguenza, attirarmi un libro il cui titolo contiene puntini sospensivi?  Non mi piacciono neppure le raccolte di racconti. Sono troppo frammentate ; mi infastidisce il non riuscire a legar e i racconti tra loro e, soprattutto, ogni volta che una storia si schiude davanti ai miei occhi, devo ristrutturare la scena, catapultarmi in una nuova ambientazione, imparare tutti i nomi dei personaggi e abituarmi alla loro presenza. Infatti , l'unica raccolta di racconti che abbia letto è Branchie, ma solo perchè scritta da Ammaniti. Che, per inciso, mi è piaciuta. Ad ogni modo, un regalo è un regalo e va sempre onorato. Data la premessa... sarebbe affrettato giungere ad una conclusione. E con quest 'ultima proposizione, vado pure contro il mio personale principio dell'u tilizzo e xtraparsimonioso dei puntini s ospensivi . D'altra parte, giu...

'Un dramma borghese' di Guido Morselli

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  [...] Ma ho disturbato tre o quattro signore precocemente impellicciate curve su una vetrinetta, annaspanti fra pile di bigné e di cannoni alla crema. Succhiano, inghiottono con eucaristica compunzione, a occhi socchiusi. Soffuse di una puerile felicità direi invidiabile, che si smentisce quando le vedo tornare ai tavolini rosse in faccia, chiudendo nei fazzoletti le bocche impiastricciate, ultimo riflesso di quella felicità, e m'accorgo che si sorvegliano a vicenda, che mi sogguardano in sospetto. Io assaporo un caffè doppio, delizioso, le osservo e capisco di essermi imbattuto in uno dei tanti 'complessi' di un popolo che si fa credere semplice, la coscienza peccaminosa delle voluttà dolciarie, tipica dei miei connazionali: mi guardo bene da attingere a mia volta nella vetrine dei bignè. Per un uomo, mangiare i dolci in pubblico significa, in Italia, confessione di poca serietà, e di almeno vacillante virilità. E' questa la ricca, ricercata, elaborata prosa ch...