La chiave, di J. Tanizaki

Ritmi lenti nascondono pulsioni talmente indicibili da poter essere affidate esclusivamente alle pagine di diari personali.
Ma, come spesso accade, ogni pagina, per quanto profondamente privata, attende impaziente di essere letta dal giusto destinatario.

Ambientazione dal sapore statico ed angusto, anche quando le vicende si svolgono in spazi solitamente più ampi delle mura di una stanza da letto o di un bagno (Kyoto, Osaka).


Quattro personaggi ambigui comunicano senza quasi mai parlare esplicitamente.

Le atmosfere senza tempo sono ebbre come l'effetto del cognac nel quale le figure annaspano; sfuocate come le istantanee rubate attraverso l'obiettivo di una Polaroid.

In una parola: Surreale.



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