Par condicio e Psicologia politica
In Italia, soprattutto in prossimità
delle elezioni, si parla molto di par
condicio, ovvero di quella legge, la n. 28 del 2000, che regola la
visibilità dei partiti politici attraverso i mass media, garantendone l’equità
dei tempi di comparsa, e le sanzioni nel caso in cui tali regole vengano
violate. Tuttavia, la legge non regola le modalità di comparsa, ovvero come i
rappresentanti di ciascun partito politico vengono intervistati, le domande che
vengono loro poste, sia in termini di modalità che di contenuti, il modo in cui
vengono concessi i turni di parola e così via.
A tal proposito, un certo numero di studi
anglosassoni si sono focalizzati sulla tipologia di domande poste dagli
intervistatori ai politici, sottolineando come il modo spesso evasivo di
rispondere di questi ultimi non sia dovuto a loro caratteristiche intrinseche,
bensì al tipo di domanda posta, che ha lo scopo di mettere il politico in
cattiva luce, qualsiasi opzione di risposta scelga di dare.
Alla luce di questa teoria (Equivocation theory), poi, sono state
studiate la durezza (cioè l’aggressività) e la faziosità (cioè la
tendenziosità) dei conduttori delle più importanti interviste politiche in Gran
Bretagna, nei confronti dei principali attori politici della scena inglese.
In maniera simile, alcune ricerche in
Italia, condotte presso il Dipartimento di Psicologia della Seconda Università
di Napoli, hanno, invece, studiato il modo in cui agli intervistati veniva
concesso il turno di parola, analizzando la quantità e la tipologia di
interruzioni che l’intervistatore perpetrava al politico. In altre parole, la
ricerca ha valutato alcuni programmi televisivi e radiofonici in cui venivano
condotte interviste politiche, durante la campagna elettorale delle Elezioni Politiche
del 2008. Lo studio mirava ad analizzare se e come l’intervistatore rubava la
parola, senza permettere all’intervistato di finire, se lo lasciava parlare, se
lo fermava per supportarlo.
Queste analisi non solo hanno permesso di
individuare i conduttori italiani più aggressivi, ma anche di fare un confronto
tra modalità di intervista dello stesso intervistatore verso esponenti di
diversi partiti politici. Tenendo conto della realtà politica e storica delle
reti italiane (la proprietà di alcune reti, l’amministrazione da parte del
Governo di alcune altre), i risultati hanno talvolta confermato i luoghi comuni
sulla tendenziosità di certi conduttori, mentre altre volte hanno
sorprendentemente sfatato alcuni miti. Ad esempio, in Controcorrente, trasmissione di SkyTG24, il conduttore Formigli è
risultato molto aggressivo, dal momento che utilizzava un gran numero di
interruzioni volte letteralmente a “rubare” il turno di parola
all’intervistato, mentre al contrario delle aspettative, la Annunziata in In Mezz’ora ha mostrato bassi livelli di
aggressività in tal senso.
Per quanto riguarda, invece, la
faziosità, le trasmissioni prese in considerazione, in onda su Rai3 (Ballarò, Tg3 Primo Piano, Telecamere),
storicamente legata al centro-sinistra, sembravano parteggiare per la
coalizione di centro-sinistra dell’epoca, confermando l’orientamento politico
della rete. Non c’è da meravigliarsi che Controcorrente
risultava contrario alla coalizione del centro-destra: Sky, infatti, è in diretta
competizione con Mediaset.
È sorprendente, invece, scoprire che Mentana,
l’allora conduttore di Matrix (Canale5),
programma Mediaset, risultava parteggiare per la coalizione del
centro-sinistra. Per inciso, poco dopo, il giornalista rassegnò le proprie
dimissioni. Altrettanto sorprendente è la tendenziosità di Santoro, conduttore
allora di AnnoZero, in onda su Rai2,
nei confronti della coalizione di centro-destra, dal momento che spesso era
stato accusato di sostenere la parte politica opposta.
Naturalmente questi risultati non possono
essere generalizzati, in quanto derivano dall’analisi di un solo indice di
durezza e faziosità, mentre per avere risultati più attendibili occorrerebbe
considerarli congiuntamente ad altri indici.
Tuttavia, questi studi sollevano la possibilità
di estendere la tutela della visibilità di tutti i partiti politici, garantita
dalla legge sulla par condicio, affiancando
alla semplice durata di comparsa la qualità della stessa.
Dopotutto, la democrazia passa per la trasparenza dell'informazione, la quale tutela la libertà di scelta di tutti i cittadini, aumentando la loro coscienza critica.
Fonti:
Bavelas, J.B., Black, A., Bryson,
L., & Mullett, J. (1988). Political Equivocation: A Situational
Explanation. Journal of Language and
Social Psychology, 7, 137–145.
Graziano, E., & Gnisci, A.
(2011). The partiality in Italian political interviews: Stereotype or reality? In
A. Esposito, A. M. Esposito, R. Martone, V. C. Müller e G. Scarpetta (eds.). Analysis of verbal and nonverbal communication and enactment: The
processing issues
(pp. 363-375). Berlin Heidelberg: Springer Verlag.
Bull, P. (2003). The Microanalysis of Political Communication: Claptrap and Ambiguity. London: Routledge.
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