'Un treno pieno di vento' di Rae Meadows




Ogni tanto mi godo il piacere di setacciare i banchi impolverati dei mercatini all'aperto, alla ricerca di trofei, meglio se sconosciuti, a basso prezzo.
Cercando cercando, ho imparato, però, a prestare sempre una certa attenzione alla casa editrice: in questo caso, ho interpretato la scritta "Rizzoli" in fondo alla copertina come sinonimo di una certa garanzia (nonostante il refuso di Una piccola storia ignobile, che, mio malgrado, difficilmente riuscirò a dimenticare!).

La trama, letta come sempre distrattamente, mi era parsa interessante: delineava, come suggerito dal titolo, uno scenario di bambini, orfani o in condizioni disagiate, trasferiti dalla New York dei primi del Novecento verso fattorie dislocate nel resto degli Stati Uniti, su lunghi treni pieni di visini impauriti. 
Molto più attinente alla storia, posso affermare alla fine del romanzo, il titolo originale: Mothers and daughters.
Intenso, ineluttabile, unico e sempre diverso appare, infatti, il legame che unisce madri e figlie. Così diversificata irrompe, inoltre, l'esperienza della maternità, connotata da vissuti differenti da donna a donna. Pervasiva è la sensazione di Samantha al momento del parto: [...] Sam aveva provato, insieme all'euforia, l'acuta consapevolezza di essere entrata nel flusso continuo della storia dell'umanità, da cui non sapeva nemmeno di essere stata, fino a quel momento, esclusa. Spontaneo ed ingenuo il dubbio: Era un sentimento che accomunava tutte le madri? Anche la sua?
E' una linea che restituisce continuità alla vita (soprattutto verso le ultime pagine) quella che unisce le tre donne protagoniste del romanzo; a ciascuna l'autrice dedica, in perfetta alternanza, un capitolo, pieno di teneri, forti vissuti in rosa. Sono donne fotografate in età diverse (una bambina, una donna ed un'anziana) e cresciute in epoche differenti, lungo il corso del Novecento.
Attraversando il romanzo, come il treno attraversa il Paese, come le vite attraversano il tempo, come le nascite attraversano i corpi, ho avuto la sensazione di una sofferenza che si propaga con maschere diverse, seguendo una silente trasmissione intergenerazionale.

Emerge chiaro nelle pagine uno spaccato della società statunitense, a partire dalla speranzosa fuga verso la città che tuttavia non può non offrire, insieme alle possibilità di riscatto, anche fame, sofferenza, degrado, disagio: non c'è posto per una vita da bambino. È anche una società di cui, però, si rende visibile l'evoluzione nel corso del tempo.

Una curiosità: mi piace quando in un libro viene citato un altro libro, soprattutto quando uno dei protagonisti ne è il lettore. Nella narrazione, viene fatto spesso riferimento a Al Faro di Virginia Woolf. 

Se avete bisogno di piangere, leggete questo drammatico, commovente romanzo.


Il segno che mi hai lasciato: 
<<Il dolore non segue un percorso lineare>> disse Jack appoggiandosi la rivista sul petto e incrociando le dita. <<Disegna dei cerchi, va via e poi ritorna.>>

In una parola: commovente.

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