La luna e Layla
Layla aveva lo
sguardo di chi la sa lunga. Due occhi neri profondi, dal taglio
orientale, sottolineati da sopracciglia perfette che ne seguivano il
contorno allungandosi verso le tempie; ciglia lunghissime che si
aprivano come ventagli di Siviglia e sbattevano delicatamente con le
palpebre in sinergia con ogni parola che proferiva, quasi a voler
rimarcare il ritmo dei suoi discorsi.
La pelle doppia e scura, liscia
e profumata, era un involucro perfetto per contenere i segreti della
sua anima; celava gelosa i tumulti che scorrevano nelle vene pulsanti
delle più disparate emozioni. I capelli erano l'unico segnale
evidente della sua vivace irrequietezza: cambiavano colore e taglio
ogni volta che cambiava il vento. Ed ultimamente il ciuffo che
ribelle le copriva l'occhio sinistro le conferiva un'aria di
insicurezza che proprio non le si addiceva. Occhio sinistro come
sinistri erano alcuni dei suoi pensieri.
Li nascondeva bene
riempiendo ogni attimo del tempo – dimensione a cui, peraltro, non
dava alcun peso - tra lavoro ed attività di libero sfogo per
l'immaginazione ed il romanticismo. Sì perchè in fondo, Layla, era
un'inguaribile romantica. A volte viaggiava in una dimensione
sconosciuta ai più, abitata da fatine e folletti, un mondo in cui il
male, la controparte del bene, non esisteva ed ogni essere vivente
era beato in un perenne stato di estasiante benessere. Era questo il
mondo che Layla sognava.
Nonostante ogni volta che cadeva fosse
immediatamente pronta a rialzarsi, dentro di lei ciascuna caduta era
un tatuaggio che improvvisamente compariva in un angolo remoto del
corpo della sua mente. Nonostante apparisse agli altri come una
persona dotata di incredibile forza interiore e pronta ad agguantare
le armi di fronte a chi tentasse di cancellare il suo bel sorriso,
ogni volta che un raggio di sole l'accarezzava aveva paura che
potesse trasformarsi in una lingua di fuoco che avvolgendola
l'avrebbe bruciata. I suoi incubi erano la riproduzione a valenza
negativa dei suoi inafferrabili sogni ad occhi aperti. Erano le
lingue di fuoco a farle sbarrare gli occhi nel buio pesto delle notti
insonni; erano i tatuaggi del corpo della sua anima che dolendole la
costringevano a perdere il sonno ed i sogni.
Ma Layla era caparbia e
testarda ed andava dritta per la sua strada, e non si fermava finchè
non otteneva quello che si era messa in testa. Anche nelle relazioni
sentimentali vigeva trionfante questo modo di essere. Conquistare per
lei non era corteggiare, circuire, convincere; era far aprire la
mente a verità così palesi ai suoi occhi e così inesistenti per
chi era oggetto delle sue attenzioni, prima di incontrarla.
Conquistare per lei equivaleva a disvelare immediatamente la sua
bellezza disarmante, dandosi completamente e senza riserve noncurante
dei tatuaggi, delle scottature e di tutto il resto.
Perchè Layla era
così, e nessun tatuaggio e nessuna bruciatura avrebbero potuto
cambiare la ricchezza dello scrigno che apriva ogni volta che la sua
testa partiva e i suoi pensieri erano monopolizzati ed il suo sangue
fluiva impazzito come un fiume in tempesta, come per l'effetto della
luna che attrae le immense acque del mare verso di sé.
Lei era così
e sarebbe stata così anche questa volta che una nuova luna aveva
mescolato i suoi pensieri, annebbiato i vecchi brutti ricordi,
attratto ogni goccia d'acqua del suo corpo verso di sé.
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